L'altro giorno camminavo per le strade di Roma e parlando con il mio interlocutore dicevo che in fondo è giusto che le nostre passioni ci perseguitino, che diventino un chiodo fisso, che si trasformino in ossessioni. Non ha senso chiamarle tali, né coltivarle, né dire di averne, se un po' non ci tormentano.
Non ha senso amare qualcosa senza disperazione, senza la forza creatrice e distruttrice del delirio.
Amare un'idea - l'idea fondante della nostra passione - è pericoloso, ma costituisce anche una garanzia: solo se si crede veramente e ingenuamente in qualcosa ci si può sentire vivi; solo se si affida la propria vita a un'idea (o a più idee che cambiano nel tempo), si trova un senso al proprio stare al mondo.
Le idee per cui ci battiamo ci formano come individui desideranti e consapevoli; ci donano la forza necessaria per muoverci nel mondo con coraggio e con audacia, anche se non ci sentiamo né coraggiosi né audaci, anche se non lo siamo come vorremmo o come gli altri si aspetterebbero.
E' una questione di devozione. Bisogna essere riconoscenti non solo nei confronti delle proprie passioni, ma anche e soprattutto nei confronti dei propri talenti, senza i quali, ahimè, credere in quello che piace non avrebbe senso nel lungo termine.
E allora mi sono chiesta: come riconoscere la passione o l'idea giusta alla quale consacrare la propria esistenza? come capire che la strada che si sta percorrendo non è quella sbagliata?
Mi sono risposta così: se mi brillano gli occhi ogni qual volta ne parlo o ci penso, allora è la mia passione, quella giusta, l'unica possibile.
Le persone e gli amori sono fuggevoli e volubili, le idee invece - anche quando cambiano e non sono più le stesse - rimangono lì, nel cantuccio più entusiasta del nostro cuore, dinamiche eppure sempre immediatamente disponibili finché abbiamo la volontà di credere in esse.
Quando sono triste o malinconica, quando - confusa - inizio a pormi molte, troppe, domande, penso ai miei libri, alle storie, alle parole, a chi scrive e a chi legge, a BookTube, agli articoli di giornale, ai blog di lettura, ai librai, agli intellettuali, alla letteratura, a chi sta ore davanti al computer per trovare l'espressione giusta, a chi va alle fiere e intervista gli scrittori, a chi parla semplicemente di libri senza troppe pretese, a chi lavora nelle case editrici, a chi corregge le bozze...
Penso a tutto questo, penso a ME immersa in tutto questo, e sono felice.
Sogno e sono felice, e mentre sogno e sono felice continuo a credere nella mia passione, ci credo davvero, con la gioia e la fiducia che si provano quando si ha una cosa bella a portata di mano.
E, naturalmente, mi brillano gli occhi.
l'ultima parte mi ha commossa <3 mi sa, mi sa che abbiamo una passione in comune..che poi è il collante della nostra amicizia!
RispondiEliminaMi sa proprio di sì! <3
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